Urinocoltura, in cosa consiste?
Quando un paziente avverte dei fastidi localizzati nella parte inferiore dell’addome, il medico deve comprendere quali possano essere le cause di tali disturbi. A volte può capitare di sentire il continuo bisogno di urinare e magari di provare anche del bruciore o dolore durante l’atto della minzione, così come accade anche di avvertire una pesantezza al basso ventre o delle fitte all’altezza dei reni. Difronte a tali manifestazioni – anche soltanto ad una di esse – il dottore prescrive un esame che si chiama urinocoltura, al fine di accertare quale potrebbe esserne la causa.
Cos’è l’urinocoltura?
L’urinocoltura, conosciuto anche come esame colturale, è un test microbiologico che viene effettuato per verificare l’eventuale presenza di microorganismi nelle urine. Esso viene fatto eseguire su prescrizione medica quando si sospetta la presenza di batteri nelle vie urinarie.
Questo esame è molto semplice da eseguire e totalmente indolore. È sufficiente che il paziente, in modo del tutto autonomo, raccolga un campione di urina da consegnare ad un laboratorio specializzato, utilizzando un apposito contenitore sterile che si può tranquillamente acquistare in farmacia oppure prelevare presso lo stesso centro analisi che effettuerà l’urinocoltura.
Per procedere alla raccolta bisogna prima lavare l’area genitale con le mani pulite e poi procedere alla raccolta del campione, facendo attenzione di non toccare né l’interno del coperchio né l’interno del contenitore in modo da non falsare i risultati con eventuali batteri presenti sui propri palmi. L’urina va presa di prima mattina e va consegnata lo stesso giorno dell’esame. Se non è possibile consegnare immediatamente il campione, il contenitore può essere mantenuto in frigorifero a 4°C per un massimo di 12 ore.
Talvolta l’urinocoltura può essere consigliata anche a pazienti asintomatici, il cui esame delle urine fatto precedentemente abbia però mostrato segni di un’infezione, attraverso la segnalazione dell’alterazione di alcuni valori.
Inoltre, esso viene eseguito spesso nelle donne in stato di gravidanza, per accertarsi che – in un periodo così delicato nel quale l’esposizione ai rischi infezione delle vie urinarie è particolarmente altro – le gestanti non siano state attaccate da spiacevoli batteri.
L’urinocoltura viene spesso eseguita durante la gravidanza, periodo in cui la donna è particolarmente esposta al rischio di infezioni delle vie urinarie (spesso asintomatiche); il ginecologo potrà quindi richiedere alla gestante di eseguire un’urinocoltura ogni trenta giorni, prescrivendo il trattamento più opportuno ogni
Valori dell’urinocoltura e antibiogramma
L’urina, quando non presenta problemi, è un liquido biologico sterile. In una situazione di normalità, dunque, la carica batterica presente in essa è nulla o comunque molto bassa e di conseguenza il risultato dell’urinocoltura in questo caso risulta dare un esito negativo.
Quando invece sono presenti più di 100.000 UFC/ml (Unità Formanti Colonie, cioè batteri), l’esito dell’urinocoltura è positivo e questo comprova che si è davanti alla presenza di un’infezione acuta o cronica delle vie urinarie, sulla quale bisogna immediatamente intervenire con apposita cura medicinale. A questo punto, il laboratorio procede con un altro esame che è l’antibiogramma, il quale viene fatto per valutare la sensibilità o la resistenza dell’agente infettivo agli antibiotici. In questo modo il medico potrà più facilmente scegliere il farmaco antibiotico più adatto per debellare quello specifico batterio ed evitare al contempo che invece le cariche resistenti si diffondano maggiormente.
Differenza fra esame delle urine e urinocoltura
Spesso può capitare di confondere l’urinocoltura con il semplice esame delle urine, mentre si tratta di due accertamenti a volte complementari, ma di fatto completamente differenti.
L’esame delle urine serve per analizzare le proprietà fisiche e chimiche delle urine e del relativo sedimento correlato (osservato al microscopio). Con questo test si rilevano delle urine il colore, l’aspetto, il peso specifico, il pH ed anche altri fattori quali la presenza di proteine, glucosio, emoglobina, pigmenti biliari, nitriti, leucociti e corpi chetonici.
L’urinocoltura, come precedentemente illustrato, è invece un esame di tipo diagnostico che valuta l’eventuale presenza di microrganismi nelle urine.