Ingannata con la speranza di un lavoro come baby-sitter
L. è una ragazza di 22 anni, molto intelligente e con una spiccata attitudine all’uso delle lingue straniere.
Conosce il cecoslovacco ( lingua madre), il russo, parla un ottimo inglese, il curdo ed ha una conoscenza sommaria del turco e del polacco.
E’ in Italia da meno di un anno e il suo italiano è buono, riesce a comprendere e a farsi capire, ha frequentato un corso di alfabetizzazione per stranieri con costanza ed impegno.
Nel suo paese ha frequentato le scuole superiori con un titolo simile all’Istituto Commerciale (segretaria d’azienda), ma il suo obiettivo di lavoro dopo la permanenza nel nostro progetto è quello di lavorare nel sociale.
Il papà è muratore, la mamma casalinga, ha due sorelle e due fratelli più piccoli di cui uno affetto da un handicap grave e da epilessia.
L. dopo aver completato il ciclo di studi decide di dare un contributo alla famiglia e si reca un Inghilterra per fare la baby sitter.
E’ un lavoro molto richiesto nei paesi dell’Est dove ci sono molte agenzie che garantiscono un lavoro onesto e ben pagato con un contratto a termine di un anno.
L. prende servizio presso una famiglia inglese di origine turca, deve badare a due bimbi e provvedere alle pulizie di casa, viene trattata bene e ben pagata e impara anche un po’ di turco e migliora il suo inglese.
Allo scadere del contratto è costretta a tornare in patria, ma la famiglia contava molto sul suo aiuto economico. L. però, dopo l’esperienza fatta, non solo vuole rendersi utile alla famiglia, ma anche sfruttare gli studi fatti cercando un nuovo lavoro.
Una volta a casa riceve una telefonata da una sua ex compagna di scuola che, ormai sposata e con due figli, vive e lavora in Italia.
Quest’ultima ha bisogno di aiuto coi bambini, le offre una nuova possibilità di guadagno e L. accetta.
Le viene pagato il viaggio fino a Roma, dove ci sarà il marito dell’amica a prenderla alla stazione.
Già durante il viaggio L. comincia ad avere sospetti, le viene sottratto il passaporto con la scusa dei frequenti episodi di furto e le viene detto che in realtà il lavoro non è dall’amica come baby sitter, ma da un signore, che chiameremo Tonino, che ha bisogno di compagnia (si scoprirà poi che è stato Tonino a pagarle il biglietto per venire nel nostro paese).
Arrivano in provincia di Foggia e L. con la complicità di altri suoi connazionali viene portata in una casa dove trova il suo aguzzino; quest’ultimo la picchia con ferocia e la violenta chiudendola in una stanza e procurandole i clienti.
L. è rimasta chiusa in quella stanza per dodici giorni e per dodici giorni abusavano di lei tutti i clienti che Tonino riusciva a contattare.
Anche Tonino abusava continuamente di lei peraltro senza utilizzare alcuna protezione contraccettiva.
L. chiede aiuto all’amica che però pare costretta a subire la situazione. Intanto Tonino ed il marito dell’amica si spartiscono gli incassi.
L. convince l’amica a farsi portare in paese per telefonare alla famiglia e viene così accompagnata ad una cabina telefonica, riuscendo a parlare con la madre e a chiederle aiuto.
La mamma le consiglia di rivolgersi alla polizia e proprio in quel momento passa una pattuglia dei Carabinieri e L., senza esitazione, si butta sul cofano dell’autovettura.
Viene tratta prontamente in salvo, accompagnata prima in ospedale per un controllo e poi al Comando dei Carabinieri.
Viene contattato il progetto “Roxana” e le si offre ospitalità ed accoglienza.
L. ha avuto vari colloqui con la Polizia a Foggia ed è stata sempre determinata a denunciare i suoi sfruttatori; ha collaborato appieno allo svolgimento delle indagini.
In seguito, le sono state diagnosticate, tramite una serie di screening effettuati presso l’Azienda Ospedaliera Riuniti di Foggia, gravi malattie, ha subito anche un piccolo intervento ed è stata sottoposta ad un serio programma terapeutico sempre sotto il continuo controllo della responsabile dell’ambulatorio sanitario del progetto “Roxana”.
L. è serena, partecipa attivamente alle attività del progetto di recupero, frequenta settimanalmente lo psicologo, ha ottime relazioni con tutti gli ospiti della casa di accoglienza dell’Associazione “Croce Blu” di Lucera e con la presenza costante delle operatrici volontarie in Servizio Civile ha stabilito una relazione di amicizia con una di esse.
L. sta abbastanza bene, la sua salute è stabile anche se lei è ancora costretta a cure e controlli severi, non è ancora in condizioni di lavorare e si è fidanzata con uno dei ragazzi slavi che ha avuto a sua volta il permesso di soggiorno e insieme fanno progetti matrimoniali.
Attualmente L. è fuori dal progetto “Roxana” in seguito alla sua fuga dovuta alla cattiva influenza esercitata dal suo fidanzato.